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Flick On Food, la prima Wiki Food App. L'intervista a Leopoldo Mauriello, co-fondatore della piattaforma.

Flick on Food è la prima applicazione che permette di esplorare l’infinito mondo del Food partendo dagli ingredienti, presentandone le numerosissime varietà, raccontandone l’origine, gli usi e le ricette e tutte le curiosità. Il progetto ha appena ottenuto un finanziamento di 80mila euro per il suo sviluppo e siccome crediamo sia un progetto davvero interessante, abbiamo deciso di intervistare Leopoldo Mauriello, uno dei due fondatori di Flick On Food.

Ciao Leo, grazie di questa opportunità! Innanzitutto raccontaci com’è nata l’idea di Flick On Food e che cosa vi ha spinto ad iniziare un’avventura come questa?

Leopoldo mauriello

Io e Michela Di Nuzzo, l’altra founder del progetto, abbiamo avuto l’idea di Flick on Food a Londra, dove abbiamo vissuto per più di un anno per sviluppare uno dei nostri progetti. Lì ci siamo resi conto che l’attitudine al racconto del cibo sta diventando un business vero e proprio, più che in Italia.

Potenzialmente ogni food lover vuole conoscere la storia di ciò che mangia e vivere un’esperienza che esula dalle degustazioni o dai momenti di consumo del cibo standard.  Convinti che questo fosse un trend da tenere in considerazione, abbiamo cercato qualcosa che amplificasse il più possibile le potenzialità del racconto legato al cibo. Puntare sugli ingredienti ci è da subito sembrata la risposta migliore. L’Italia, oltretutto, ha un patrimonio di varietà immenso: locali, native, riscoperte, semi sconosciute, ricche di proprietà e di cultura.

Abbiamo l’ambizione di raccontarle tutte, ma non ci fermeremo all’Italia. Sono infatti tanti i paesi che possiedono grande tradizione sugli ingredienti, India e Giappone ad esempio.

Un progetto lungimirante e davvero interessante. Se infatti pensiamo anche alla sola Italia con il suo patrimonio di cultivar antichi e meno antichi, ma ormai presenti tra le colture da diverse centinaia di anni, già si capisce quanto possa essere stimolante il vostro lavoro.

“Cerca un ingrediente o la sua varietà e scopri il suo mondo e la sua storia”, oppure “dietro ogni ingrediente una storia fatta di profumi e territorio” Queste sono solo alcune delle value proposition di Flick On Food. Da qui nasce subito la curiosità di capire come funziona e com’è strutturato il team di scouting degli ingredienti e delle informazioni che gestite e distribuite.

Gli input per lo scouting sono tre. Il primo è legato alla community, che per lo più suggerisce ingredienti del proprio territorio, della propria storia familiare. Il secondo, alla collaborazione con alcuni food blogger selezionati per appartenenza al territorio. Il terzo è puramente editoriale, il  nostro team seleziona ingredienti con focus su stagionalità e trend locali.

In tutti e tre i casi è comunque la redazione a validare e strutturare le schede. È importante che tutte le informazioni siano storytelling oriented e che le schede possano essere lette in massimo tre minuti. La forma del racconto e del coinvolgimento narrativo resta di base il nostro strumento di engagement più importante.

Da come me lo presenti, Flick On Food lo definirei quasi un progetto di innovazione sociale nel settore agroalimentare. Che cosa rappresenta il successo per Flick On Food?

L’obiettivo è sicuramente sovvertire il concetto di conoscenza legato al cibo. È lapalissiano dire  “magiare sano e local fa bene alla salute e al territorio”. Ma pochissimi cercano soluzioni per raccontarti che è anche gustoso e divertente. Scoprire gli ingredienti e saperli usare è un gioco, una passione, un’esperienza di viaggio individuale e alla fine anche una pratica sociale.

Il nostro successo è rappresentato proprio dal diffondere questa visione e farla arrivare anche ai Millennials. Un target con cui dovremo per forza di cose confrontarci e dialogare, se vogliamo traghettare il cibo locale e le sue conoscenze nel futuro.

…e quale senti sia il più grande errore da non commettere?

Cedere all’atteggiamento accademico, enciclopedico, libresco del racconto. Flick on Food è comunque un prodotto digitale, se pur con l’ambizione di essere utile. La nostra forza è raccontare… e il racconto vive anche di omissioni e di selezione delle informazioni. Non vogliamo cadere nell’errore di fare ricerca, per questo abbiamo in Italia numerosi centri di eccellenza e ricercatori che non hanno bisogno di aiuto.  

Ci puoi raccontare come guadagna o come guadagnerà Flick On Food, praticamente il suo principale modello di business?

Flick on Food vive come tutti gli strumenti digitali di traffico e monetizzazione dei contenuti. Ma siamo solo all’inizio, la nostra sfida è trasformare il racconto in esperienza, da vivere sotto diverse forme: acquisto ingredienti, acquisto experience, coupon, oggetti connessi al cibo. Il nostro modello si basa sul creare le condizioni per un acquisto d’impulso. La novità è che per farlo, usiamo gli ingredienti locali e specialty. Un modello che sarà ancora più evidente a partire da metà settembre quando debutterà la nostra piattaforma web.

Flick On Food nasce all’interno di un’agenzia di comunicazione digitale. Se vendeste oggi Flick On Food che cosa ti dispiacerebbe perdere di più di questo progetto così innovativo?

Flick on Food non è in vendita, ovviamente cerchiamo investitori, ma il suo valore per noi va oltre la value proposition. È il progetto su cui si fa training creativo, su cui si sperimenta, si sogna… per il nostro modo di lavorare è abbastanza naturale che sia nato come spin-off della nostra agenzia, Dotfarm. Da sempre lavoriamo in ottica di prodotto e abbiamo un tech-club interno che ha proprio lo scopo di sondare i trend e realizzare nuovi prodotti digitali per il mercato.

Grazie mille Leo, si vede che dietro alla tecnica c’è tantissima passione. Ti facciamo i nostri migliori auguri per questo bel progetto! A presto!

Grazie a te Tommaso per questa intervista! A prestissimo!


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